10 Ott 2023
 / The Message

Greenflation - Commodity

Stiamo passando dall’era dell’abbondanza all’era della scarsità! Così ha annunciato Christopher Guérin, a luglio, parlando dei risultati trimestrali di Nexans, società che costruisce cavi elettrici con cui è possibile trasportare l’energia generata dagli impianti eolici offshore (sul mare), verso la terra ferma. In particolare, Guérin si riferisce alla materia prima che sarà più utilizzata nel nuovo mondo sostenibile: il rame.

Nel 2030, ossia tra soli sei anni, la necessità di questo metallo sarà sei volte quella attuale, dato l’utilizzo estremamente diffuso: nell’auto elettrica (che usa sei volte la quantità di rame di un’auto a combustione), nelle stazioni di ricarica, nelle pale eoliche, nei pannelli fotovoltaici, nelle batterie e per le reti elettriche, cavi terrestri e sottomarini compresi. Se abbiamo dato al petrolio l’appellativo di oro nero, il rame sarà il futuro oro ramato, dato che da solo costituirà più del 50% dei metalli necessari a operare la trasformazione energetica che tutti auspicano.

Ma non basta avere sufficiente rame nel sottosuolo terrestre perché il cambiamento si compia, è necessario anche che le società minerarie lo estraggano con profitto.

Una miniera nuova ha rame di qualità più alta i primi anni ed è facile da recuperare, mentre col tempo la qualità peggiora e i costi di estrazione aumentano. Di contro ci vogliono circa due-tre anni per ampliare una miniera di rame esistente e otto per renderne operativa una nuova. Tenendo conto di tutti i fattori e della vita media di una miniera, che si aggira intorno ai 25 anni, il costo che una società estrattrice deve sostenere si aggira intorno ai $3,3/libra e affinché l’investimento sia profittevole, il prezzo del rame deve mantenersi sopra i $4,2/libra. Questo prezzo è stato raggiunto per qualche mese solo nel 2021, per poi tornare sotto tale soglia, dove si trova ancora oggi. Si capisce come per mantenere un prezzo sopra i $4,2 per 20 anni, il valore del rame dovrà crescere e non poco, difatti si stima che il prezzo dovrà raddoppiare nei prossimi anni.

Seppur il costo rappresenti il fattore principale perché una società mineraria sia disposta a impiegare ingenti capitali per sviluppare nuovi siti di estrazione, non è l’unica variabile da tenere in considerazione.

Per raggiungere gli obiettivi del 2050 sulle emissioni zero di GHG, avremo bisogno di altri 10/20 Mtpa (milioni di tonnellate per anno). Oggi si producono 21 Mtpa e negli ultimi due decenni la produzione è aumentata di 8 Mtpa. Dunque, nel prossimo decennio, la crescita della produzione di rame dovrà pressoché triplicare. Ma non basta avere gli investimenti necessari, servono anche le attrezzature, il personale e la capacità di estrazione. Un po’ come portare acqua nel deserto.

Si capisce quindi come l’era che ci aspetta è un’era di scarsità dell’offerta per sopperire a una domanda in forte crescita. E come primo effetto si avrà il rialzo del prezzo.

L’era della scarsità non riguarda solo il rame, ma tutti i metalli e i minerali legati alla trasformazione energetica, al pari delle derrate agricole per l’aumento della popolazione mondiale.

Pensando infatti alle macchine elettriche e alle batterie, un altro elemento essenziale è il litio. Anche in questo caso valgono le stesse considerazioni del rame: più di sette anni per rendere operativa una nuova miniera di litio e da 6 a 18 mesi per raggiungere la qualità necessaria per essere utilizzato nelle batterie, le cui fabbriche invece necessitano solo da uno a tre anni per essere realizzate.

Potremmo fare discorsi analoghi per alluminio, nickel, cobalto e altre materie prime. La scarsa reperibilità di questi metalli e minerali legati alla trasformazione energetica ha coniato un nuovo lemma anglofono: greenflation. Così se da una parte abbiamo le banche centrali affannate a mantenere un’inflazione vicina alla soglia del 2%, dall’altra i governi spingono per un mondo nuovo che vorrebbe divorare risorse che non saranno presto disponibili e che potrebbero rendere più arduo il compito di Powell, della Lagarde e Co..

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